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L’innovazione tecnologica è alla base della prosperità dell’industria e nell’ultimo decennio è stata sostenuta dall’applicazione di tecnologie digitali sempre più avanzate, basate sui dati e interconnesse, tese ad ottimizzare una gamma sempre più ampia di processi. Il concetto di ‘Industria 4.0’ ha inquadrato questo cambiamento paragonandolo a una quarta rivoluzione industriale, capace di influenzare non solo il contesto della fabbrica, ma l’intera società. Infatti, la maggiore dipendenza dalle tecnologie ha ridisegnato i ruoli aziendali, ha messo a rischio posti di lavoro, ha stravolto le modalità di comunicazione, ha accelerato la produzione, con conseguenze non sempre positive.
L’Industria 4.0 ha incentrato la sua azione sull’aumento della produttività e dell’efficienza, senza una attenzione adeguata al ruolo dei lavoratori e alla transizione verso modelli di sviluppo più responsabili ed equi, dal punto di vista sociale ed ambientale. La globalizzazione avanzata ha sì incrementato la prosperità a livello mondiale, ma anche le disuguaglianze locali, ha sbilanciato le catene di approvvigionamento, ha incentivato lo sfruttamento delle persone e delle risorse naturali, e ha aumentato il livello di inquinamento ambientale. E’ evidente che un approccio puramente orientato al profitto è sempre meno sostenibile.
Il nuovo paradigma ‘Industria 5.0’ vuole ricollocare l’industria nella contemporaneità in cui agisce, mettendo la tecnologia al servizio dell’uomo, e non viceversa, e rispettando i limiti del pianeta.
Nel Paper redatto dalla Commissione Europea, “Industria 5.0 – Verso un’industria europea sostenibile, centrata sull’uomo e resiliente”, si traccia la visione di un’industria europea rinnovata, “a prova di futuro, resiliente, sostenibile e antropocentrica”, in un’interazione win-win con la società. Accanto alla produzione di tecnologie sempre più potenti, in particolare nei settori dell’Intelligenza Artificiale e della Robotica, il modello di impresa sarà caratterizzato dalla cooperazione tra macchine ed esseri umani, al fine di offrire un valore aggiunto alla produzione creando prodotti personalizzati che rispettino le esigenze dei consumatori. I modelli di organizzazione e di produzione delle aziende dovranno riflettere l’approccio ‘human centric’, ossia rispettare la salute e la dignità della persona sul luogo di lavoro – che dovrà essere inclusivo e sicuro – premiare il talento, e incrementare il benessere e la soddisfazione dei lavoratori. Nello stesso tempo l’Industria 5.0 deve diventare uno strumento per garantire la resilienza ovvero la capacità di resistere e adattarsi al cambiamento, anche in tempi di crisi, con vantaggi nel lungo periodo sul fronte della competitività e dell’internazionalizzazione. Quindi un piano che apporta benefici sia ai lavoratori che alle imprese.
Ma la salute dell’uomo è fortemente collegata alla salute dell’ambiente. Il disastro ecologico causato dall’industrializzazione deve essere tamponato e la cultura del rispetto deve dettare nuove regole di comportamento per i cittadini del mondo a qualsiasi titolo. L’industria deve sviluppare processi circolari che riutilizzino, convertano e riciclino le risorse naturali, riducano
gli sprechi e l’impatto ambientale. Ricerca e Sviluppo devono diventare le forze trainanti per percorrere la strada della transizione ‘green’. E per giungere al sempre più nominato traguardo della sostenibilità, è necessario ridurre il consumo di energia e le emissioni di gas serra, per evitare l’esaurimento delle risorse naturali. In tal senso le tecnologie come l’intelligenza artificiale e la produzione additiva potranno svolgere un ruolo importante, ottimizzando l’efficienza delle risorse e riducendo al minimo gli sprechi.
Ora sta a noi creare le condizioni perché il concetto di Industria 5.0 diventi realtà e crei le basi per una nuova prosperità, basata sul benessere psico-fisico e sulla salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo. Stiamo per iniziare una nuova rivoluzione industriale, e la sua riuscita dipenderà dal nostro impegno.